Esperimenti

Anno 2032. Il cielo sopra Piching è grigio e immobile, soffocato dai droni di sorveglianza e dagli ologrammi pubblicitari che promettono salvezza in mondi virtuali.
Chingland è padrona assoluta del pianeta, Amaraland agonizza. In Afkaland, governi e popolazioni sottomesse ai capitali di Piching costruiscono megalopoli deserte, mausolei della nuova potenza.
La Baruska è ormai un silenzioso vassallo, ridotta a riserva di risorse per un impero insaziabile.
L’OldLand è un continente di lotte intestine, macerie e polvere, reali e metaforiche, dove i miliardari vivono in fortezze isolate e le masse sprofondano in sobborghi disastrati sebbene tutti iperconnessi per decreto legge.
Le persone non s’incontrano più. Non si sfiorano, non si parlano a voce. Tutto avviene attraverso schermi e avatar: rappresentazioni digitali di uomini e donne perfette.
Gli esseri umani hanno smesso di nascere in modo naturale. L’intelligenza artificiale è ora l’unico sistema di riproduzione: un’innovazione del sovrano Eone Primo, padrone assoluto della tecnologia e della farmaceutica, che governa la sua immensa fortuna dal pianeta Dark Toy, non geolocalizzabile.
In questo mondo reso perfettamente governabile da Eone Primo e qualche suo accolito, di cui il sovrano di Dark Toy si è sbarazzato dopo l’incontrastata presa del potere, in questo sistema impeccabile di diseguaglianze e esseri assoggettati, c’è un’anomalia: Akina, l’ultima nata in modo naturale, nel 2025.
È geolocalizzata nella periferia di Ovango, nell’ovest di Afkaland. Ha occhi verdi e piccoli che sembrano però vedere oltre ogni schermo. Akina comunica con suoni e gesti che nessuno comprende, eppure attorno a lei gli animali e le piante sembrano sintonizzarsi.
Un pomeriggio, Akina si addentra in un vecchio parco. Si siede sotto un albero morto, posa la mano sulla sua corteccia secca e chiude gli occhi.
Un’onda invisibile si propaga all’istante, un impulso che scende nelle radici e risale fino alle periferie delle città, attraversando mari e continenti.
Uno a uno, i droni di sorveglianza cadono dal cielo. Gli ologrammi si dissolvono. Le reti di comunicazione iniziano a funzionare a singhiozzo, in pochi istanti ogni schermo, ogni interfaccia e ogni connessione si spegne.
Le persone, sconvolte, escono fuori dai loro carapaci, dalle catapecchie, da vecchie roulotte, dalle ville e dai palazzi, dai garage e dalle auto abbandonate diventate riparo.
Alcuni barcollano come sonnambuli, trascinati fuori dalla loro solitudine. Nelle strade desolate, uomini e donne si trovano improvvisamente vicini. Troppo vicini.
Per un istante, sguardi veri s’incontrano, eppure nessuno sa cosa fare. Si osservano con sospetto, come se stessero guardando degli intrusi, figure estranee. Un uomo si sposta all’indietro, le mani tremanti, come se l’umanità stessa fosse un veleno. Altri lo seguono. La folla si disperde. Nessuno può restare in quel silenzio; nessuno vuole affrontare il vuoto.
Come bestie braccate, fuggono, si rifugiano nei loro ricettacoli e si barricano, cercando di dimenticare quell’ombra di umanità che hanno appena visto.
Akina è calma, come se quel caos fosse parte di un disegno. Invia un ultimo impulso e il suo segnale attraversa l’universo, fino a raggiungere Eone Primo, sovrano di Dark Toy. Lui, assiso nel suo impero, immerso in una vasca di gelatina e circondato da bolle trasparenti e trasmittenti, vede la bambina apparire sui suoi schermi: una figura minuta, con occhi che sembrano trapassarlo.
Eone Primo osserva quel volto con fastidio, chiedendosi come sia possibile che qualcuno riesca a raggiungerlo, lui, inarrivabile.
Akina lo guarda, senza paura. Poi, con voce bassa, gli sussurra parole che nessuno aveva pronunciato mai. Parole che non sembrano fatte per essere comprese, piuttosto per evocare l’inafferrabile alla mente algoritmica.
Sono frasi prive di logica, eppure il sovrano di Dark Toy percepisce in esse una verità che non può accettare. Qualcosa si spezza nel suo cervello, come un ingranaggio inceppato. Un orrore profondo gli s’insinua. Le mani gli tremano, gli occhi si spalancano e il suo mondo perfetto gli si sgretola intorno. Gli schermi impazziscono, le sue macchine crollano, le bolle trasparenti si dissolvono e il volto di Akina è l’ultima immagine che Eone Primo vede prima di impazzire.
Sulla Terra, le reti digitali collassano definitivamente.
Le persone restano impietrite nei rispettivi rifugi, terrorizzate da un mondo che non sanno più comprendere.
Akina cammina per strade desolate, ma scopre di non essere sola. Due altri ragazzini, nati nel 2023, sopravvissuti come lei alla riproduzione artificiale, sono stati richiamati dal suo impulso. Anche gli animali escono a poco a poco, si riversano nelle strade delle città e le piante si avvolgono agli edifici che paiono rovine secolari svettanti lungo i viali deserti, dove Akina e i due nuovi compagni, avanzano nel silenzio, mano nella mano.
Alle loro spalle, in lontananza, sorride soddisfatto l’avatar di Eone Primo.
©RC l’ho scritto con il contributo di AI, in una notte di follie 😄