Il 12 dicembre sono stata invitata al liceo scientifico Peano di Roma. Un gruppo di studenti, che ha dato vita a un giornale scolastico (webzine) e radio (webradio+ podcast) il PeanoBar, voleva incontrare un/una giornalista per avere un confronto professionale sul loro lavoro che, seppure viva in una dimensione laboratoriale, ha giuste e auspicate mire per allargarsi e affermarsi.
La domanda chiave che portavano era questa: come facciamo a farci seguire di più, a ottenere più lettori, a farci conoscere meglio, a coinvolgere le persone?
La domanda delle domande, che ha una, nessuna, centomila risposte.
Per superare la prima timidezza (la mia) ci siamo messi a parlare di cose del “mio mondo” e poi dei loro desideri legati alla creazione del giornale scolastico. Ho sollecitato domande che, dopo la seconda timidezza (la loro), sono arrivate puntuali. Insieme abbiamo provato a analizzare pregi e debolezze di questa webzine con l’aspetto di un blog, ma con contenuti spesso alti che rivelano interessi ampi, voglia di esprimere il racconto del mondo attraverso il loro sguardo. E farlo arrivare a più persone possibili, appunto. E come si fa?
È solo analizzando il giornale online e capendo che cosa offri e a chi lo offri, o lo puoi potenzialmente offrire, che si comprende come migliorarlo, cambiarlo, arricchirlo. E così, parlando di questo, dal mio punto di vista sono accadute due cose splendide:
- ci siamo ascoltati, reciprocamente
- abbiamo “volato” da una riflessione all’altra, tra una domanda e l’altra, tra un tema e l’altro acchiappando ogni volta una liana lanciata da me a loro e da loro a me. In una apparente sconclusionata chiacchierata. Apparente.
Raccontare la propria professione (fare un giornale, fare la radio come giornalista) a un gruppo di studenti, non è solo un atto di condivisione ma un autentico privilegio. In quel momento, chi narra diventa un ponte tra teoria e pratica, tra sogni e realtà, tra il sapere consolidato e l’entusiasmo di chi guarda al futuro con aspettative, curiosità, dubbi.
C’è una bellezza profonda nel vedere come le proprie parole possano accendere una scintilla, stimolare una domanda, ispirare una scelta. O anche lasciare perplessi.
Insegnare non è il mio mestiere, ma parlare del mio mestiere in questo contesto è stato in qualche maniera anche insegnarlo, un po’. E insegnare – lo dicono i professionisti e lo hanno detto diversi filosofi – non significa soltanto trasmettere nozioni, ma guidare verso una comprensione più ampia, arricchire di senso le esperienze personali di ciascuno.
“L’educazione è l’arte di rendere l’uomo etico” – Friedrich Hegel, filosofo.
Il significato di educare
Etimologicamente educazione, dal latino ex-ducere, significa “condurre fuori”, indicando che tutto ciò che il processo educativo si prefigge di raggiungere si trova già “dentro” l’educando. Il compito dell’educatore è quindi aiutare a portare alla luce ciò che già esiste in potenza. Così è secondo il filosofo dell’antica Grecia Socrate, che oggi sarebbe in minoranza: negli ultimi venticinque anni l’educazione istituzionale, infatti, è stata sempre più piegata sull’esclusivo apprendimento di nozioni programmate, lasciando sulla carta poco agio, anche ai migliori insegnanti.
La realtà, però, spesso è altro. E di insegnanti che regalano il loro tempo (e presidi che accolgono iniziative) anche oltre le lezioni canoniche per applicare un percorso più socratico all’educazione, ce ne sono. Al Peano, per esempio.
L’esperienza nel raccontare implicitamente anche il mio percorso professionale, ai giovani di questo liceo scientifico, è stato un viaggio dove ogni domanda mi è risuonata (anche) come un invito a vedere il mio lavoro da prospettive nuove. E poi, a ogni condivisione di un pensiero, mi è parso tangibile il suo moltiplicarsi grazie alle interazioni, alle curiosità emerse, ai dubbi sollevati, ma anche al silenzio fatto del ronzio di domande che girano nella testa, ma non trovano le parole per uscire. Anche quelle contribuiscono. Perché il racconto e l’ascolto creano un intreccio tra ciò che è stato e ciò che sarà. E, a mio avviso, questo rende gli incontri straordinariamente belli e ricchi di senso.
Per tutto ciò sono grata alle ragazze e i ragazzi della redazione del PeanoBar, ai quali auguro di poter esplorare tanto, facendo tesoro di insegnanti che in questo li affiancano e sostengono. Sono certa che facendo ricerca, ascoltando, guardandosi intorno e magari usando qualcuno dei suggerimenti visti insieme in questo incontro, troveranno i modi per coinvolgere sempre più pubblico che si interessi alla webzine e alla nascente webradio. Così lasceranno un segno e una testimonianza, anche agli studenti futuri.
Come si dice a Roma, daje!